Catanzaro – “Sulla Zes unica del Mezzogiorno c’è bisogno di un chiarimento che deve arrivare direttamente dal ministro. Per certi versi, rappresenta ovviamente un’opportunità per la Calabria e per il Mezzogiorno che replica una “vecchia politica”, quella della decontribuzione strutturale. Ma Zes tecnicamente significa porti, retroporti, strutture, collegamenti. La riforma ha eliminato le otto Zes ma ci sono otto autorità portuali che non sono coinvolte nella zona economica unica, serve un piano preciso per sfruttare un’opportunità che attiene a tutto il paese”. Lo ha dichiarato Adriano Giannola, presidente Svimez, soffermandosi con i giornalisti a margine dell’evento “ZES Unica per il Mezzogiorno: opportunità per la Calabria”, parte pubblica dell’Assemblea regionale di Confcooperative Calabria che si è svolta all’Auditorium Alexis del Centro direzionale della Banca Centro Calabria di Catanzaro.

L’iniziativa ha inteso aprire un tavolo di discussione sullo sviluppo della ZES Unica coinvolgendo stakeholder, istituzioni e imprese, con in prima fila il mondo delle cooperative. La recente istituzione della Zona Economica Speciale del Mezzogiorno può rappresentare, infatti, un leva economica importantissima sia per le aziende che già operano nella nostra regione, sia per quelle che vogliano investire in Calabria e in tutto il Sud. Ma servono regole chiare una piano di attuazione che tenga conto dei territori – è stato scandito con accenti diversi da parte dei relatori del convegno. Tra i presenti, oltre al presidente della BCC Giuseppe Spagnuolo, Camillo Nola, presidente Confcooperative Calabria, Alessandro Zanfino (presidente Fincalabria), Giuseppe Romano (commissario Zes Campania e Calabria), Aldo Ferrara (presidente Unindustria Calabria), Andrea Agostinelli (Autorità portuale di Gioia Tauro), Ettore Incalza (già direttore MIMS) e Maurizio Gardini (presidente Confcooperative),Rosario Varì (assessore regionale allo Sviluppo economico).

Nola: “Interessati al credito d’imposta”

“Le cooperative sono imprese economiche a tutti gli effetti – ha dichiarato il presidente Nola. E sono interessate come tutte le altre imprese economiche a questa grossa novità. Una novità che rinnova un certo tipo di interventismo liberale che non si vedeva da un po’ di tempo. Certo, porta con sé alcune incognite, legate al fatto che sicuramente si passa da una stagione di decentramento amministrativo a quella di accentramento amministrativo”. E ancora: “Noi riteniamo che accompagnata a questa riforma amministrativa sia stato accoppiato un potente strumento di politica economica che è il credito d’imposta; sempre che non sia finanzializzato. Perché siamo molti interessati, poiché è uno strumento rapido e veloce, con tempi di attuazione celeri. Può essere attrattivo per le imprese, che pagano tasse e contributi sociali. Importa allargare la base produttiva nel Meridione, per poter contribuire al pagamento delle risorse per il benessere collettivo”.

I dubbi degli industriali calabresi

Critico Aldo Ferrara, presidente di Unindustria Calabria. “La Calabria stava rispondendo bene con il vecchio modello – ha dichiarato parlando con i giornalisti. Ora abbiamo a che fare con un modello nuovo, che ha già provocato, purtroppo, prime discontinuità. Le richieste d’autorizzazione all’investimento sono ferme perché c’è stato lo slittamento fino all’1 marzo, il passaggio delle consegne tra i precedenti commissari e la nuova unità di missione. Che si realizzi una grande macroregione, a sud dell’Europa, che sia un grande attrattore d’investimenti, basato sull’agevolazione fiscale e sul credito d’imposta e sulla semplificazioni amministrative siamo tutti d’accordo, il problema è passare poi dalla teoria ai contenuti”, ha rimarcato Ferrara. E ancora: “Vi sono delle criticità che stiamo sottoponendo all’attenzione di tutti. La prima è che nel momento in cui si ampli il perimetro, le risorse non possono essere quelle che erano state stanziate prima, cioè 1,8 miliardi non sono sufficienti. Poi è stata alzata la soglia a 200mila euro per gli investimenti. Questo significa tagliere fuori tante piccole imprese, di cui è intessuto il settore produttivo calabrese. Bisogna capire come funzionerà l’unità di missione. Infine, la criticità più forte, nell’attuale cabina di regia non sono considerate le parti sociali, soprattutto Confindustria”.

Varì rassicura: “Continuità con lavoro dei commissari”

“I vantaggi per le aziende sono certamente un’opportunità. L’auspicio è che la Zes unica possa conservare questi vantaggi, così come hanno fatto i commissari sino a questo momento”, ha dichiarato, invece, l’assessore regionale Rosario Varì. “Il rischio è che la governance, lontana dai territori, possa pregiudicare l’operatività e quindi i vantaggi sinora ottenuti dalle aziende. Tasteremo l’efficacia della unità di missione. Va da sé che la Zes da sola non basta a determinare lo sviluppo del territorio. Occorrono politiche incentivanti regionali, come quelle che stiamo mettendo in campo, ma conterà anche la nuova agenzia regionale per lo sviluppo delle aree industriali, che la giunta regionale sta mettendo in campo”, ha detto l’assessore. “Le funzioni di questa agenzia saranno determinanti per attrarre investimenti necessari perché questa regione possa crescere. Non ho nessun atteggiamento pregiudiziale. Sono sicuro che si inizierà a operare presto”, ha concluso.

Bruno Mirante

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