Catanzaro – “A Lamezia le principali famiglie di ‘ndrangheta sono state sconquassate dalle numerose operazioni realizzate negli ultimi anni, qui si muovono tante dinamiche criminali per via della posizione geografica della città”. Il procuratore capo di Catanzaro, Nicola Gratteri, nell’intervista a “Il Lametino.it” racconta la ‘ndrangheta del lametino e si sofferma a lungo sui delitti irrisolti – da quello dei netturbini a quello Ferlaino – a quelli svelati, come l’omicidio Pagliuso.

Le dinamiche criminali della piana di Lamezia Terme: “Qui ‘ndrangheta di serie A ma disarticolata da tante operazioni e dal crescente numero di collaboratori di giustizia”

“Quando sono arrivato a Catanzaro nel 2016 – spiega il procuratore Gratteri – tante operazioni importanti erano già state realizzate con successo dai miei predecessori. Lamezia ha sempre avuto una ‘ndrangheta di serie A che si è interfacciata alla pari con le cosche di San Luca. È una città molto effervescente sul piano criminale, ciò deriva dalla strategicità della sua collocazione. È al centro della Calabria, da qui si parte e qui si arriva: Lamezia grazie alla sua posizione geografica potrebbe avere ancora una grande espansione, purtroppo è sfruttato solo il 20% del suo potenziale”.

“La procura di Catanzaro – prosegue il capo della Dda di Catanzaro – prima che io arrivassi ha raggiunto risultati importanti con arresti e sentenze che hanno provocato un’emorragia nelle famiglie di ‘ndrangheta, anche grazie all’apporto di tanti collaboratori di giustizia che hanno iniziato a parlare. Ce ne sono stati tanti, anche al di là delle previsioni e le loro dichiarazioni a cascata hanno provocato nuove indagini”.

“Per fare luce sull’omicidio Pagliuso abbiamo impegnato i migliori investigatori d’Italia”

Gratteri si sofferma a lungo sull’omicidio dell’avvocato Francesco Pagliuso, spiega il lavoro d’indagine messo in campo e non lesina punture di spillo a quella parte dell’avvocatura calabrese a volte critica con la procura di Catanzaro: “Poco dopo il mio arrivo – nel 2016 – c’è stato l’omicidio eccellente dell’avvocato Pagliuso – spiega – un legale noto e conosciuto, tra i nomi più in voga. Il delitto ha destato scalpore e per noi l’avvocatura è importante anche se spesso qualcuno del mondo forense ha scritto cose negative e ingrate per la Procura. Noi magistrati cerchiamo di fare bene il nostro lavoro, applicando il codice”.

“Per l’omicidio Pagliuso abbiamo impiegato decine tra i migliori investigatori in Italia, da Roma sono arrivate a Catanzaro strutture d’élite del Ros specializzate nei crimini violenti. Abbiamo studiato ore di videoregistrazioni, anche perché – aggiunge il procuratore – a questo omicidio si legavano altri delitti compiuti dalla stessa mano. Ovviamente questo lavoro ci ha impegnato molto ma era importante essere determinati e convinti nel dare una risposta a quell’avvocatura perbene, seria che lavora nel rispetto delle regole e della deontologia. Questa avvocatura doveva sentirsi protetta, parte del processo, nella mia visione dell’avvocatura onesta è come se fosse stato ucciso un magistrato, un colonnello dei carabinieri. È stata un’indagine importante e un successo per la procura di Catanzaro e l’avvocatura dovrebbe ricordare queste cose, sebbene a volte si soffermi su pretesti e si muovano critiche a tratti gratuite, penso ad esempio a quelle relative alla funzionalità dell’aula bunker di Lamezia”.

“Lamezia e i suoi delitti irrisolti: il caso dei netturbini destinato a restare irrisolto, Aversa ucciso perché solo e Ferlaino fatto fuori perché si opponeva all’accordo ‘ndrangheta-massoneria”

Il procuratore capo di Catanzaro è un conoscitore attento e profondo della storia criminale della Calabria e il suo occhio di investigatore sa soffermarsi e leggere anche i delitti su cui tecnicamente non ha indagato: “L’omicidio dei netturbini Francesco Cristiano e Pasquale Tramonte (avvenuto a Lamezia il 24 maggio 1991, ndr) con tutta probabilità – spiega – non potrà più essere svelato. Sono stati fatti degli stub, un atto irripetibile che consiste nel rilevare la presenza di particelle di polvere da sparo sul corpo ma per avere valore probatorio deve essere compiuto alla presenza dei legali degli indagati. In questo caso lo stub ha dato esito positivo ma non era presente il difensore, per cui questa prova non potrà essere utilizzata. Questo omicidio potrà essere realisticamente risolto soltanto se confesserà qualcuno degli autori, perché purtroppo sul piano investigativo si può fare ben poco”.

“Quanto a Francesco Ferlaino (il giudice ucciso a Lamezia il 3 luglio del 1975, ndr) – da un attento studio delle carte – è stato ucciso – aggiunge – perché si opponeva a un accordo fra ‘ndrangheta e massoneria. È stato tra i primi a capire che la ‘ndrangheta entrando nella massoneria attraverso la Santa avrebbe o aveva già inquinato la filosofia e il credo della massoneria stessa. Pare che sia questa la causale del suo omicidio”.

Ed ancora: “La storia dei coniugi Aversa (uccisi a Lamezia il 4 gennaio 1992, ndr) è drammatica. Forse il commissario è stato ucciso perché era un grande investigatore ma solo. Un grande investigatore ma in un momento sbagliato, forse oggi non sarebbe morto perché si è fatto strada il concetto di squadra. Allora i bravi investigatori erano pochi, i mezzi erano risicati soprattutto in Calabria. Forse è morto anche perché è stato lasciato solo”.

Intervista di Giulia Veltri

Riprese e Video di Antonia Butera

Il procuratore Gratteri su ‘ndrangheta a Lamezia: “Grande sforzo per svelare omicidio Pagliuso ma strage netturbini destinata a restare irrisolta”