Lamezia Terme – “Se si leggono le carte del processo si ha un’idea di quello che è successo. È stato fatto uno stub risultato positivo, non sono stati avvisati i difensori e questo è un atto irripetibile. Io comprendo il dolore di tutti e sono vicino a tutti, ma vorrei che ci fosse un po’ di realismo e che non si parli come se fossimo al bar dello sport. Vorrei che si parlasse seriamente e così si potrà capire cosa è stato fatto e cosa non è stato fatto”. Così, il procuratore della Dda di Catanzaro, Nicola Gratteri, in occasione della presentazione del suo ultimo libro “Fuori dai confini”. La ‘ndrangheta nel mondo”, in programma al Festival Trame di Lamezia, rispondendo anche in modo piuttosto “infastidito” ad una nostra domanda sull’irrisolto duplice omicidio dei due netturbini Pasquale Cristiano e Francesco Tramonte uccisi a Lamezia dalla mafia il 24 maggio 1991 e “spegnendo” di fatto ogni speranza di arrivare alla verità. A meno di improbabili colpi di scena. Il procuratore della Dda catanzarese ha poi ribadito quanto fatto in questi anni dal suo ufficio e dalle forze dell’ordine per il territorio di Lamezia. “Avete visto cosa abbiamo fatto per l’omicidio Pagliuso?”.
Ha ricordato altresì. “Ve la sognavate la scoperta di quell’omicidio se non fosse stato per l’altissimo livello della polizia giudiziaria e per l’impegno della procura di Catanzaro. Su questo territorio abbiamo fatto indagini significative con polizia, carabinieri e finanza, abbiamo liberato degli spazi, abbiamo liberato Lamezia da una grande cappa che era una ‘ndrangheta di serie A. Ancora c’è da fare e c’è da lavorare se i cittadini ci danno una mano. Ma non siamo stati a guardare in questi anni”.
Gratteri, rimanendo in tema Lamezia, oltre all’omicidio dei netturbini, ha ribadito quanto già detto lo scorso anno. L’omicidio di Francesco Ferlaino è stato commesso “perché il giudice si opponeva all’ingresso della ‘ndrangheta nella massoneria. Allora vi era già la “Santa” e una ‘ndrangheta che non era più quella arcaica”. Così come ha ribadito che l’ispettore di Polizia Salvatore Aversa fu lasciato solo e colpito da una mafia di serie A in collegamento con i boss di San Luca. Nel corso della presentazione, dialogando con il giornalista Arcangelo Badolati, Gratteri ha parlato delle mafie in Europa, del pericolo del rifornimento di armi nelle zone di guerra, come in Ucraina, perché finiscono nelle mani di bande criminali. Ha parlato delle sue esperienze nella lotta al narcotraffico, delle inchieste tra Italia e i Paesi del Sudamerica. Sui collaboratori di giustizia, ha spiegato che “occorre prima studiare il loro passato e cercare di capire fino in fondo la volontà su quello che intendono dire davvero, e non per loro comodo, come nel caso di Nicolino Grande Aracri che alla fine si è rivelato inaffidabile”.
Quindi, lotta alla mafia a 360 gradi a partire dal mercato della droga, “un mondo in continua evoluzione, c’è un aumento del 2/3 per cento di consumo di eroina. Così come stanno aumentando le droghe sintetiche con sostanze che vengono vendute anche via Internet. Ci sono esperti chimici che ogni settimana creano una droga nuova. Ci sarà ora la cosiddetta cocaina rosa, sintetica e inodore. Difficile da intercettare ai controlli e che costa poco. Con questa non ci sarebbe più il problema dei cicli di lavorazione della coca normale”. Gratteri si è sottratto più volte alle domande di attualità, alle proposte del ministro Nordio e al dibattito attuale. “Volete che non faccia il concorso per la procura di Napoli?”. Alludendo chiaramente anche al fatto che sembra ormai improcrastinabile il suo addio alla Calabria. Sulle intercettazioni solo qualche accenno al fatto che “nessuno dice cosa ne sarà di quelle che toccano i reati della Pubblica amministrazione”.
Antonio Cannone