Catanzaro – “Un attività di indagine importante perché si è avvalsa della cooperazione tra i Carabinieri del Ros di Catanzaro e del comando provinciale di Vibo Valentia, i quali sono riusciti a tracciare le attività di un’associazione che si è avvalsa dei contatti con soggetti stanziati in altre regioni d’Italia, riconducibili sia a contesti imprenditoriali che criminali, con una serie di attività che gli sono servite come trampolino di lancio per la penetrazione in altri mercati, in particolare in Abruzzo e Piemonte”. È quanto dichiarato dal Procuratore della Repubblica facente funzioni Vincenzo Capomolla nel corso della conferenza stampa in Procura a Catanzaro per illustrare i dettagli dell’operazione scattata questa mattina in Calabria, ma anche Pescara, Chieti e Torino, e che ha portato ad un’ordinanza di custodia cautelare per 14 indagati, con numerosi reati ipotizzati.  Il Procuratore Capomolla traccia quanto ricostruito in particolare nel territorio delle Preserre vibonesi tra i comuni di Acquaro, Gerocarne, Soriano e Dasà. Aree interessate in passato anche da altre vicende giudiziarie, una tra tutti l’operazione denominata “Luce dei boschi” e il triplice omicidio avvenuto nel 2003 conosciuto come “Strage di Ariola” che ha coinvolto gruppi che si contrapponevano per l’egemonia del territorio.

“La proiezione fuori dalla Calabria di questa organizzazione criminale – ha aggiunto – ha portato anche ad attività di cooperazione internazionale e la costituzione di una squadra investigativa che ha consentito anche di approfondire anche alcuni contatti che l’associazione aveva anche con soggetti che gravitano in contesti mafiosi calabresi che però si trovavano in territorio elvetico”.

Nell’ordinanza che ha portato alle misure di prevenzione sono stati ricostruiti riti di affiliazione avvenuti durante lo stato di detenzione, “dimostrando in tal modo la perseverante capacità di penetrazione della ‘ndrina all’interno degli istituti carcerari”. Ma l’operazione odierna ha portato anche all’arresto dei presunti mandanti ed esecutori della cosiddetta “Strage dell’Ariola”, il triplice omicidio di mafia, commesso il 25 ottobre 2003 a Gerocarne, inserito all’interno di una lunga faida sanguinosa tra famiglie rivali che si contendevano l’egemonia criminale sul territorio. Quattro persone del gruppo concorrente furono raggiunte da ben 14 proiettili calibro 12, in tre persero la vita.

“Un’aggressione militare con armi da guerra a conferma della violenza del gruppo”, ha detto il Comandante provinciale dei Carabinieri, Luca Toti. “Per la ‘strage di Ariola’ “non c’erano stati finora arresti, il fatto era stato attenzionato nell’ambito di altre indagini che riguardavano quel contesto criminale territoriale di scontro tra le diverse anime del gruppo criminale della ‘ndrina Maiolo”. Nell’area delle Preserre secondo il comandante Toti “è stato individuato uno spaccato di struttura di ‘ndrangheta molto radicata, ancora con una organizzazione arcaica e particolarmente agguerrita e predatoria. Abbiamo ricostruito l’assetto di comando e quello militare, ricostruendo anche atti cruenti e una forte azione di controllo sociale, con azioni violente e punitive in alcuni casi di aggressione”. Le indagini del Ros sono iniziate a L’Aquila, dove anche in quel territorio “l’arcaicità in area di origine si traduce in attività criminale”. A L’Aquila – ha spiegato il colonnello e vice comandante dei Ros dei Carabinieri, Gianluca Valerio – la ‘ndrina si interessava della pubblicizzazione del “brand Calabria”, utilizzando gli elementi positivi della Calabria per fini criminali”. “I clan calabresi avevano attecchito in Abruzzo, con alcuni dei soggetti presenti anche per precedenti permanenze in carcere. E qui hanno avviato società anche di pubblicizzazione delle bellezze della Calabria, con la compiacenza di soggetti locali. L’espansione della cosca si è poi indirizzata in Piemonte, anche con atti violenti e armati, tra cui una rapina milionaria con aggressione a una guardia giurata, con connessioni di questi soggetti che si muovevano in continuazione tra l’Italia e l’estero”.

Bruno Mirante

Dalla strage di Ariola alle infiltrazioni in altre regioni, Capomolla: “Gruppi contrapposti per controllo mercati criminali”