Lamezia Terme – Manifestazione organizzata in occasione della Giornata Mondiale contro la violenza sulle donne, intitolata in maniera eloquente “No è No”, e promossa dal Polo Tecnologico “Carlo Rambaldi”, dall’associazione “Non una di meno” e dal Centro Antiviolenza Demetra. Hanno aderito all’iniziativa numerosi Istituti del lametino: le scuole medie “Ardito”, “Gatti”, “Pitagora”, i Licei “Fiorentino” e “Galilei” e l’ITE “De Fazio”.
I ragazzi si sono dati appuntamento con i loro insegnanti nell’area antistante l’“Ardito”, per poi procedere a piedi in un lungo corteo, ravvivato dalla musica di strumenti a fiato e a percussione, e punteggiato di cartelli realizzati dagli stessi ragazzi, contenenti messaggi antiviolenza espressi non solo a parole, ma anche attraverso le immagini e i colori. “Abbiamo voluto fortemente questa marcia contro la violenza sulle donne”, spiega la dirigente dell’“Ardito” Primavera, “perché pensiamo sia importante da subito coinvolgere i ragazzi su questi temi”. “La nostra associazione”, aggiungono le rappresentanti di “Non una di meno”, “si batte da sempre, a livello internazionale ma anche locale, per la libertà della donna, perché venga rispettata in tutto il suo essere, contro violenze e femminicidi. Non c’è amore senza consenso e rispetto.
Dopo l’ultimo episodio che ha avuto come vittima Giulia Cecchettin, siamo coscienti che la strada è lunga, ma non ci fermeremo finche gli uomini non capiranno che vivere con una donna non significa prevaricazione, sopruso, violenza”. Il corteo avrà come meta il Polo “Rambaldi”, dove saranno proiettati in sala “Scarselletti” dei filmati a tema, fra cui quello realizzato dalla professoressa Rachele Strangis, un messaggio contro la violenza espresso attraverso la tecnica artistica della sand art. “Noi abbiamo scelto invece di leggere la poesia di un’autrice afgana”, dice una studentessa dell’ITE “De Fazio”, “che racconta la fuga di liberazione dall’oppressione e dalle relazioni tossiche, un tema che sentiamo molto vicino perché se ne parla spesso. Pensiamo però che a parte i casi di cronaca più eclatanti ne esistano molti altri nascosti nel quotidiano, dei quali non si parla, ma si dovrebbe”.
Giulia De Sensi