Lamezia Terme – Ѐ stata fortemente voluta dall’Associazione Nazionale Magistrati del distretto di Catanzaro, sezione di Lamezia Terme, da Fondazione Trame e dall’amministrazione comunale, la celebrazione del 49esimo anniversario dall’assassinio del giudice Francesco Ferlaino. Magistrato caduto per mano della criminalità organizzata il 3 luglio 1975 per aver compiuto con coraggio il proprio dovere. L’omicidio, nei pressi della sua abitazione su Corso Giovanni Nicotera, dove oggi è posta una stele in sua perpetua memoria. La stele, come ricordato dal rappresentante del direttivo di Fondazione Trame Gioacchino Tavella, si inscrive nel progetto denominato appunto “Segni di Memoria”. Avviato dalla Fondazione nel 2016, in collaborazione con gli Istituti scolastici cittadini e l’amministrazione comunale, ed è stata oggi rinnovata, anche in vista dell’avvicinarsi del 50esimo anniversario dalla morte del giudice.
Una stele in perpetua memoria
La nuova stele è stata scoperta dalla figlia Rosetta accompagnata dalla nipote Marina e dal presidente dell’Associazione Nazionale Magistrati per il distretto di Catanzaro Giovanni Strangis, alla presenza delle autorità civili, militari e religiose. Fra queste il sindaco di Lamezia Terme, Paolo Mascaro, il vescovo della Diocesi lametina Monsignor Serafino Parisi, il presidente del Tribunale di Lamezia Terme, Giovanni Garofalo, il Procuratore di Lamezia Terme, Salvatore Curcio, il viceprefetto di Catanzaro, Costanza Pino, la presidente della Corte d’Appello di Catanzaro, Concettina Epifanio, il presidente dell’Ordine degli Avvocati di Lamezia Terme, Giuseppe Pandolfo, il dirigente del commissariato di polizia di Lamezia Terme, Antonio Turi, il Tenente Colonnello del comando dei carabinieri di Lamezia Terme, Gianluca Zara e il comandante Compagnia Carabinieri Christian Bruscia, il comandante provinciale della Guardi di Finanza, Pierpaolo Manno e Aldo Rubino della Polizia Locale di Lamezia Terme.
Una cerimonia sobria e sentita, per ricordare, secondo le parole di Giovanni Strangis, “il sacrificio di Francesco Ferlaino, con gli onori che si confanno a un servitore dello Stato che ha pagato con il più alto tributo per il suo servizio alla società. Nessuno più passerà da questo luogo senza sapere cosa è accaduto, nessun giovane passerà da qui senza che la sua coscienza si interroghi sul valore di questa testimonianza”.
Da Conflenti alla carriera in magistratura: la vita del giudice Ferlaino
Nato a Conflenti il 23 luglio del 1914, Ferlaino frequenta il Liceo Galluppi di Catanzaro e studia Giurisprudenza a Napoli entrando in Magistratura nel 1943. Personaggio di grande cultura, fine latinista, uomo di fede, comincia una brillante carriera che lo porta ad operare fra Cosenza e Catanzaro fino a ricoprire il ruolo di presidente della Corte d’Assise d’Appello di Catanzaro, dove si occupa di un processo alla mafia palermitana trasferito fuori dalla Sicilia per legittimo sospetto, che lo porterà a colpire duramente la criminalità organizzata. Altri colpi saranno inferti successivamente anche all’Anonima Sequestri, fino al tragico attentato che a 61 anni lo vede freddato alle spalle di fronte casa con due scariche di lupara da un sicario che spara dal sedile posteriore di un’alfa amaranto, successivamente ritrovata a Copanello, che era stata trafugata ad un avvocato di Catanzaro. L’appuntato Felice Caruso che lo accompagnava alla guida dell’auto d’ordinanza non fa in tempo a raggiungerlo e ad estrarre la pistola dal fodero che i malviventi fuggono per non essere mai più ritrovati, pur avendo agito a volto scoperto.
“Un invito di speranza”
“Questa stele vuole essere un invito di speranza agli oppressi dal giogo della criminalità – conclude Strangis, – La dimostrazione che in Calabria lo Stato esiste ed è forte”. Un simbolo benedetto dal Vescovo Parisi, che sottolinea la valenza antica della stele nell’ottica del “riequilibrio della giustizia”, e ricorda il profondo legame con la religione del giudice e dell’intera famiglia Ferlaino.
Si affollano i ricordi del tragico giorno della scomparsa in tutti coloro che possono ricordarlo: il sindaco Mascaro, che ne rammenta la figura di magistrato, “della cui moralità e del cui coraggio in città e nella mia famiglia si parlava ogni giorno – la presidente Epifanio, rimasta – profondamente colpita dalla notizia, pur essendo appena diciottenne, e appena reduce dagli esami di Maturità, in un giorno che non potrò mai dimenticare”; anche Gioacchino Tavella, che a nome di Fondazione Trame, dichiara di voler “continuare su questa strada, per fare in modo che le nuove generazioni sappiano che se oggi la nostra comunità è più coesa lo si deve ai tanti uomini e donne che hanno lavorato e offerto la vita per questo”. Forte il ringraziamento di tutti alle Forze dell’Ordine, all’Associazione Nazionale Magistrati e alla Fondazione Trame, segno di uno Stato presente e costante nell’impegno e nella memoria.
Giulia De Sensi